mercoledì 25 giugno 2014



L’International Organization for Standardization (ISO) ha sviluppato una serie di standard focalizzati sull’amministrazione e la gestione ambientale. Questi standard includono le serie ISO-14040 che riguardano l’Analisi del Ciclo di Vita (in inglese Life Cycle Assessment, da qui l’acronimo LCA). 

La metodologia dell’LCA analizza tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto, dalla prospettiva che tutte sono legate reciprocamente, vale a dire che ogni processo conduce al seguente.

L’intero ciclo di vita di un prodotto normalmente si definisce come Cradle to Grave, ossia dalla culla alla tomba. Il processo Cradle to Grave inizia con l’estrazione delle materie prime necessarie per produrre il prodotto e finisce non appena tutti i vari materiali che lo compongono non sono più efficienti e per dirlo in modo più romantico, tornano alla terra, cioè arrivano alla fine della loro vita utile.

È certo che l’ideale sarebbe minimizzare i processi Cradle to Grave, assumendo un atteggiamento più responsabile ed ecologico, ossia mirare ad adottare un processo Cradle to Cradle, promuovendo cioè, più che un disfacimento, una rigenerazione dell’oggetto, come auspicano vivamente Michael Braungart e William McDonough nell’omonimo libro, di cui sono gli autori; questo testo rappresenta infatti uno dei pilastri del pensiero ecologico. I due affermano che la Natura erroneamente, viene considerata una fonte inesauribile da sfruttare, per questa ragione, le sue risorse finiscono distrutte e convertite in spazzatura inutilizzabile (Cradle to Cradle, Braungart-McDonoughen, 2005).

L’atteggiamento corretto è partire ripensando il disegno degli oggetti, bisogna progettare e ripensare ogni cosa prendendo spunto dal modus operandi della Natura stessa, per analogia i due autori, usano come esempio l’albero del Ciliegio: i suoi fiori, quando cadono al suolo, servono come alimento per altri esseri viventi, la pianta produce ossigeno, cattura CO2, trasuda acqua. In questo modo i residui cessano di essere considerati rifiuti, convertendosi in un “prodotto” riconvertitile e totalmente riutilizzabile.

Questa teoria può e deve essere applicata a tutto, ad esempio anche in architettura.

Il sistema edificio si definisce come un insieme integrato di componenti che l’architettura predispone e sistema per far sì che questa “combinazione” sia vivibile e confortevole.

L’architettura, che è un intervento umano nell’Ambiente, pertanto ha la funzione di regolare e rendere possibile la relazione tra l’essere umano ed il contesto naturale in cui vive sotto diversi punti di vista: dal punto di vista fisico, ossia quello dei materiali e componenti che lo costituiscono, dal punto di vista pratico, quindi modificando le condizioni fisiche del suo intorno, regolando per esempio il clima, la luce, il rumore, dal punto di vista funzionale, assumendo quindi una determinata forma utile alle funzioni e alle attività che si svolgeranno nel suo interno, e dal punto di vista socio – culturale, considerando l’edificio come espressione diretta di una città, di una collettività.

In accordo con la ISO 14050:2005 il ciclo di vita di un edificio è caratterizzato dalle seguenti tappe:

La produzione, fase che comprende l’estrazione e la somministrazione delle materie prime da utilizzare, il loro trasporto alla fabbrica, luogo dove saranno processate, quindi la sua elaborazione.

Il progetto dell’edificio e il suo processo di costruzione, fase che comprende anche il trasporto dalla fabbrica al luogo di somministrazione, il negozio di materiali edili per intendersi, fino ad arrivare al cantiere, per passare in seguito all’assemblaggio definitivo dei differenti componenti dell’edificio in cantiere. Concluso l’assemblaggio, l’opera sarà terminata.

L’edificio finito sarà formato da diversi sistemi, per esempio pilastri, travi, solai, ecc. Inoltre ogni elemento sarà a sua volta costituito da componenti, mattoni, tavelloni, armature… e ogni componente sarà costituito da materiali, cemento, acciaio…

La Fase dell’utilizzo e mantenimento, comprende tutti i processi che avvengono durante la vita utile dell’edificio, generando residui, rifiuti ed emissioni.

La Fase della fine della vita, comprende lo smontaggio e demolizione dell’edificio, il trasporto degli elementi risultanti dallo smantellamento, il riuso e riciclo degli elementi fino allo smaltimento finale dei materiali non recuperabili.

Analizzando l’intero ciclo di vita di un edificio è evidente come durante ogni sua fase, si produce un impatto, e secondo la Norma ISO 15392: 2008, un impatto è qualsiasi cambio che si produce, sia esso positivo o negativo.

Dal punto di vista della sostenibilità l’impatto può essere economico, ambientale o sociale. L’impatto ambientale produce un cambiamento nell’Ambiente, quello sociale uno nella qualità della vita o nella società, quello economico si riferisce a un cambiamento sull’economia.

L’impatto del sistema edificio abbraccia differenti livelli, l’impatto locale, limitato agli effetti diretti nell’area interessata dal cantiere, e l’impatto globale, che si riferisce invece a quegli impatti che interessano tutto il Pianeta, come nel caso delle emissioni di CO2 prodotte ad esempio durante la fase del trasporto dei materiali.

Negli impatti ambientali è necessario distinguere diverse categorie d’impatto.

Una categoria d’impatto, d’accordo con la UNE 14050:2005, è quella del gruppo che rappresenta le tematiche in ambito ambientale, che si distingue a sua volta in distinti tipi d’impatto raggruppati in queste categorie, (emissioni prodotte, consumo di risorse).

Nella ISO 21930:2007:1, Environmental declaration of building products, si indicano gli impatti ambientali espressi in termini di categorie di impatto dall’analisi dell’inventario del Ciclo di Vita: riscaldamento globale, distruzione dello strato di ozono, eutrofizzazione, acidificazione, formazione di ozono troposferico (ossidanti foto chimici).

La tavola di seguito evidenzia un riassunto degli impatti ambientali che causano gli elementi contaminanti considerati dall’Istituto per la ricerca energetica e ambientale (Ifeu) di Heidelberg e la Railway Management Consultants (RMCon) che hanno sviluppato lo strumento EcoTransIT, (http://www.ecotransit.org/ecotransit.es.phtml), che quantifica le emissioni prodotte durante il trasporto delle merci.

Questo progetto è sostenuto da alcune fra le più importanti compagnie ferroviarie europee come: Railion AG, Schweizerische Bundesbahnen (SBB), Green Cargo AB, Trenitalia S.p.A., Societé Générale de Chemins de Fer Français, (SNCF), la spagnola Renfe e la compagnia belga SNCB.

Dal 2000 tutti i sostenitori del progetto forniscono informazioni e perfezionano costantemente lo strumento secondo le politiche nazionali e le nuove tecnologie, (http://www.ecotransit.org/ecotransit.es.phtml).

Impatti ambientali prodotti dagli elementi contaminanti considerati da EcoTransIT

Parametro ambientale
Impatto ambientale
PEC
Consumo di energia primaria
Principale indicatore di consumo delle risorse
CO2
Emissioni di Anidride carbonica
Principale indicatore dei gas serra
NOx
Emissioni di Ossido di Nitrogeno
Eutrofizzazione, Nebbia tossica / smog, eco-tossicità, tossicità per l’uomo
NMHC
Idrocarburo non metabolico
Tossicità per l’uomo, Nebbia tossica,  smog
PMind+
PMdir
Emissioni totali di polveri, (causate direttamente dai veicoli e per la generazione e distribuzione di energia)
Tossicità per l’uomo, Nebbia tossica
PMdir
Emissioni di fuligini causate dai veicoli
Tossicità per l’uomo, Nebbia tossica
SO2
Emissioni di Anidride solforosa
Acidificazione, eco-tossicità, tossicità per l’uomo

L'anidride carbonica è il gas serra predominante, ed è anche il principale in termini di volume emesso e nocività per gli esseri umani e per l’ambiente. Il trasporto è l’unico settore nell’UE nel quale le emissioni di CO2 sono aumentate negli ultimi anni, (http://www.ecotransit.org/freight.es.phtml), sarà forse il caso di fomentare seriamente una mobilità sempre più sostenibile, magari applicando anche qui il principio Cradle to Cradle?







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