La necessità di contribuire
con la protezione del nostro pianeta,
vittima di anni di politica aggressiva nei suoi confronti, è sempre più
opportuna e attuale, e tutti abbiamo il dovere di agire per far sì che qualcosa
possa cambiare nelle nostre abitudini e
comportamenti.
È fondamentale
iniziare soprattutto a prendere coscienza,
e noi tecnici abbiamo il dovere morale di dare il buon esempio e quindi riconsiderare
il progetto e il modo di realizzare qualsiasi “cosa”, riflettendo su come farla
“bene”, in maniera sostenibile a
livello economico, ecologico e sociale, e questo aspetto non deve essere visto come un valore aggiunto,
ma come conditio sine qua non.
Bisogna considerare che
le azioni umane sono la causa
diretta di tutti gli effetti che subisce la Terra, possiamo iniziare citando
una nota frase, espressione della saggezza dei Sioux: “Non abbiamo ereditato la Terra dai nostri
padri ma l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”. Questa frase deve
farci riflettere e spingerci ad essere migliori e più assennati.
È noto che abbiamo
superato i limiti della Biosfera e
che la nostra impronta ecologica, termine
che indica la domanda di risorse richieste dall'uomo relazionata con la
capacità ecologica della Terra di rigenerarle, viene incrementa con ritmi
sproporzionati.
Inequivocabilmente l’attività dell’uomo si ripercuote sull'ambiente,
tanto dal punto di vista locale con
inquinamento, sporcizia, emissione di contaminanti, esaurimento di materie
prime, quanto dal punto di vista globale,
cambiamento climatico, distruzione dello strato di ozono, scomparsa delle fonti
di energia di tipo fossile.
La CO2 è responsabile
di più dell’86% sul totale delle emissioni di gas serra.
Si calcola che
attualmente, la percentuale totale di emissioni di questo gas attribuibile agli
edifici è circa il 6 - 9%, vale a dire che si pone intorno ai 1.300 kg di CO2 / anno in media
per edificio.
Il trasporto, ovviamente, è il settore che “emette” di più, infatti,
è responsabile del 40% delle emissioni
totali.
Tra il 1950 e il 1986
le emissioni di CO2 si sono triplicate, perché com'è noto, maggior
sviluppo purtroppo quasi sempre, coincide con maggior inquinamento, quando
ovviamente questo sviluppo non coincide con uno sviluppo cosiddetto sostenibile,
e in molti casi, e soprattutto in quegli anni di boom economico, non si è certo
andato tanto per il sottile. Il problema è anche che se oggi si riscontra una
riduzione nell'inquinamento, comparando i dati attuali con quegli anni, questo
incremento non è avvenuto, nella maggior parte dei casi, grazie ad una pianificazione più oculata della produzione,
rimanendo quindi sempre in tema di sviluppo sostenibile, ma sfortunatamente cioè
è la conseguenza diretta del periodo di crisi economica, ormai quasi cronicizzato
che stiamo vivendo, che vede un conseguente calo di produzione.
Basti pensare all'edilizia,
uno dei settori più colpiti dalla crisi, è vero che attualmente si costruisce
con parametri di maggior efficienza
energetica e sostenibilità ambientale, o per lo meno così dovrebbe essere,
ma è anche vero che questo settore versa ormai da anni in una situazione di
stallo, e che quindi la produzione in generale è drasticamente diminuita.
Alcuni studi spagnoli
dell’IDAE (Instituto de la
Diversificación y ahorro de la Energía), risalenti a tempi ancora di pre-crisi immobiliare, ci mostrano che
circa la terza parte dell’energia
impiegata è legata direttamente alla costruzione, per un lato quella
consumata durante la fase della costruzione
dei materiali da impiegare negli edifici, e per un altro quella necessaria
a garantire il fabbisogno energetico dei
residenti durante la fase dell’utilizzo dell’edificio stesso.
I materiali utilizzati sono responsabili degli impatti più rilevanti, sono la conseguenza di un eccessivo consumo
energetico e dell’emissione di grandi quantità di CO2 e altri gas
inquinanti.
Quello che può essere
d’aiuto, quando scegliamo un materiale, è pensare anche alla sua energia incorporata, termine che si usa
in generale per esprimere la somma di tutta l’energia necessaria per la fabbricazione
di un bene.
L’energia incorporata
dei sistemi esistenti si compone dell’energia propria dei materiali e di quella
utilizzata per la loro estrazione, trasporto,
raffinazione delle materie prime,
insieme con i componenti utili alla fabbricazione e montaggio del prodotto,
esclusa l’installazione e le operazioni di mantenimento e riciclo, aspetti che
vengono trattati nell'energia di funzionamento.
Pertanto, la valutazione dei materiali da
costruzione non si deve basare solo sul mero fattore estetico e sul costo
economico, ma va anche considerata la sua energia incorporata e il suo
comportamento ambientale, che determina il relativo costo, quello ambientale;
per ridurre questo tipo di costo bisogna scegliere ad esempio materiali che
siano meno contaminanti e che consumino meno energia durante ogni singola
fase del loro ciclo di vita.
Tornando al trasporto, vediamo come questo fattore
nel consumo dell’energia possa giocare un ruolo
significativo per i prodotti elaborati nella fabbrica e che devono essere trasportati fino al cantiere.
Per esempio, durante
un periodo, il cemento veniva esportato dalla Norvegia alla Corea, e ciò comportò un uso di tre volte di più di energia per il trasporto rispetto a quella
incorporata. Questo a dimostrazione del fatto che i materiali pesanti che si
usano in edilizia devono essere materiali locali.
Per intervenire
concretamente nel cambiamento climatico bisogna seguire istruzioni di progetto,
norme di funzionamento e comportamento
adeguato.
Seguire norme di
comportamento significa procedere con la valutazione
d’impatto ambientale dei materiali e
le infrastrutture, prediligendo
materiali ambientalmente adeguati e certificati, evitando i materiali presenti
nella cosiddetta “lista rossa”,
ossia materiali tossici per la salute e
per l’ambiente.
Ogni progettista o
utente singolo si deve fare delle
domande ogni volta che si trova a scegliere un materiale.
Pensare da dove viene quel materiale, dove sia
stato prodotto e come, se la sua
produzione può pregiudicare la salute e l’ambiente, se è un materiale sicuro, se è certificato, se e come può essere riciclato o eventualmente smaltito
se arrivato alla fine della sua vita…
Occorre anche pensare a
una pianificazione sostenibile dell’area
interessata alla costruzione e ai flussi
di materiali che vi saranno trasportati, tener conto degli impatti
ambientali, privilegiare i materiali locali, e quelli che si muovono su via
ferroviaria, quei materiali che
siano tracciabili, perché essere
tracciabile, significa essere più sicuri,
per poter risalire all'origine, a tutta la filiera produttiva, e risparmiare lunghi
trasporti è di conseguenza causare meno inquinamento,
e allo stesso tempo rilanciare l’economia
locale.
Inoltre bisogna anche
pensare nei materiali considerando i loro
imballaggi e il flusso dei residui,
evitare anche i materiali compositi,
che oltre ad essere pieni di additivi chimici e sostanze tossiche non si possono riciclare, questo è senz'altro il punto di partenza di un comportamento
responsabile, la Natura e la Salute ringraziano!
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