Quest’articolo nasce da una riflessione che mi è sorta spontaneamente questa mattina mentre mi
trovavo in fila come tante altre
volte, ad aspettare il mio turno per la presentazione di una certificazione energetica allo
sportello della Regione, e giacché
in quell’ufficio di tempo per pensare ce ne viene dato tanto, (il tempo d’attesa
medio è di due ore), io ne approfitto sempre e cerco di non vedere queste due
ore come uno spreco di tempo, ma come un’opportunità,
quindi mi dedico alla lettura, faccio telefonate di lavoro o mi perdo semplicemente
nei miei pensieri.
Infondo in un mondo che va sempre tanto di fretta, in cui
tutto è sempre caotico e stressante avere la possibilità di fermarsi un attimo
e di riflettere non è poi un’esperienza
così negativa … insomma bisogna pur applicare la teoria del bicchiere mezzo pieno di tanto in
tanto, no?
Comunque, senza voler divagare troppo, la mia riflessione
era legata alla netta superiorità numerica
di colleghi uomini, rispetto alle donne, infatti, vedendomi circondata
quasi esclusivamente da uomini, per avere la riprova o fare una sorta di statistica estemporanea, mi sono messa
a contare i presenti, e ho visto che eravamo solo 3 donne contro i 76 uomini!
Davvero incredibile! Non che questo fatto
mi abbia causato complessi, ma mi sono chiesta: dove siete finite tutte?
Andando a ritroso all'università in molti corsi noi donne eravamo di più, e anche dopo la laurea, nei corsi professionali, nei Master, e alla consegna dei timbri
si era in parità, insomma, senza voler apparire femministe, mi sento di poter
dire che le donne si formano e
studiano come o più degli uomini a volte, hanno buoni voti e buoni risultati,
si applicano, sono precise ed affidabili,
ma poi quando si tratta di applicare tutte queste conoscenze e competenze e quindi
di lavorare, che succede? Dove finiscono
tutte? Perché diminuiamo in modo esponenziale e la superiorità numerica
maschile continua ad essere la normalità?
Non dico che il solo essere donne dia diritto di prelazione, ma sicuramente neanche
trovo normale essere una ogni 25 uomini.
Le cause del gap sono
senz’altro da attribuire alla mancanza
di sostegno da parte dello stato alla maternità, i servizi di assistenza
all’infanzia o sono troppo pochi o troppo costosi, e questo di certo
rappresenta un freno a lavorare di più per le donne; altro fattore da non
dimenticare, da dati Ocse, è che
ancora oggi ci sono notevoli differenze
per quel che riguarda lo stipendio,
mediamente un uomo guadagna anche il 16% in più di una donna, a parità d’incarico,
o comunque, volendo tralasciare questo fattore, è molto meno scontato che una
donna riesca a progredire nella propria
carriera, ricoprendo cariche direttive, che nella maggior parte delle
aziende sono quasi esclusivamente prerogativa
maschile, per non parlare della politica, dove si è dovuti arrivare ad
imporre le “quote rosa” per “costringere”
ad ammettere le donne in politica, e comunque, malgrado ciò, la sproporzione è
ancora evidente.
L’Italia è il terz’ultimo paese Ocse per livello di
partecipazione femminile nel mercato del lavoro: 51% contro una media Ocse del
65%, dietro di noi troviamo soltanto India
e Turchia. La libera
professione non fa eccezione, così come nell’imprenditoria, le donne continuano ad essere molto meno.
Facendo delle ricerche in internet ho persino trovato delle associazioni di donne architetto e ingegnere,
questo sia a rimarcare l’esistenza
di tante addette al settore sia a voler in un certo qual modo spronare le altre donne a partecipare o
semplicemente a continuare ad esistere.
Personalmente
posso dire di non essere mai stata discriminata per genere, né di aver
assistito ad episodi in cui mancassero di rispetto ad altre colleghe donne, ma
quello che sì ho notato e continuo a notare, per quanto possa sembrare strano, è
che continuiamo ad essere sempre molto meno numericamente rispetto agli uomini,
quindi mi chiedo, sarà stata solo una coincidenza,
una mia esperienza professionale, o è davvero così eclatante questa differenza?
Mi piacerebbe raccogliere
esperienze di altre donne, di qualsiasi settore si occupino, ma ovviamente
anche conoscere quelle degli uomini e poter così avere una panoramica più completa dello stato di fatto e confrontare altre esperienze con le mie per fare un’analisi più ampia
e rappresentativa.
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