martedì 11 febbraio 2014

Quest’articolo nasce da una riflessione che mi è sorta spontaneamente questa mattina mentre mi trovavo in fila come tante altre volte, ad aspettare il mio turno per la presentazione di una certificazione energetica allo sportello della Regione, e giacché in quell’ufficio di tempo per pensare ce ne viene dato tanto, (il tempo d’attesa medio è di due ore), io ne approfitto sempre e cerco di non vedere queste due ore come uno spreco di tempo, ma come un’opportunità, quindi mi dedico alla lettura, faccio telefonate di lavoro o mi perdo semplicemente nei miei pensieri.

Infondo in un mondo che va sempre tanto di fretta, in cui tutto è sempre caotico e stressante avere la possibilità di fermarsi un attimo e di riflettere non è poi un’esperienza così negativa … insomma bisogna pur applicare la teoria del bicchiere mezzo pieno di tanto in tanto, no?

Comunque, senza voler divagare troppo, la mia riflessione era legata alla netta superiorità numerica di colleghi uomini, rispetto alle donne, infatti, vedendomi circondata quasi esclusivamente da uomini, per avere la riprova o fare una sorta di statistica estemporanea, mi sono messa a contare i presenti, e ho visto che eravamo solo 3 donne contro i 76 uomini!  Davvero incredibile! Non che questo fatto mi abbia causato complessi, ma mi sono chiesta: dove siete finite tutte?

Andando a ritroso all'università in molti corsi noi donne eravamo di più, e anche dopo la laurea, nei corsi professionali, nei Master, e alla consegna dei timbri si era in parità, insomma, senza voler apparire femministe, mi sento di poter dire che le donne si formano e studiano come o più degli uomini a volte, hanno buoni voti e buoni risultati, si applicano, sono precise ed affidabili, ma poi quando si tratta di applicare tutte queste conoscenze e competenze e quindi di lavorare, che succede? Dove finiscono tutte? Perché diminuiamo in modo esponenziale e la superiorità numerica maschile continua ad essere la normalità? Non dico che il solo essere donne dia diritto di prelazione, ma sicuramente neanche trovo normale essere una ogni 25 uomini.

Le cause del gap sono senz’altro da attribuire alla mancanza di sostegno da parte dello stato alla maternità, i servizi di assistenza all’infanzia o sono troppo pochi o troppo costosi, e questo di certo rappresenta un freno a lavorare di più per le donne; altro fattore da non dimenticare, da dati Ocse, è che ancora oggi ci sono notevoli differenze per quel che riguarda lo stipendio, mediamente un uomo guadagna anche il 16% in più di una donna, a parità d’incarico, o comunque, volendo tralasciare questo fattore, è molto meno scontato che una donna riesca a progredire nella propria carriera, ricoprendo cariche direttive, che nella maggior parte delle aziende sono quasi esclusivamente prerogativa maschile, per non parlare della politica, dove si è dovuti arrivare ad imporre le “quote rosa” per “costringere” ad ammettere le donne in politica, e comunque, malgrado ciò, la sproporzione è ancora evidente.

L’Italia è il terz’ultimo paese Ocse per livello di partecipazione femminile nel mercato del lavoro: 51% contro una media Ocse del 65%, dietro di noi troviamo soltanto India e Turchia. La libera professione non fa eccezione, così come nell’imprenditoria, le donne continuano ad essere molto meno.

Facendo delle ricerche in internet ho persino trovato delle associazioni di donne architetto e ingegnere, questo sia a rimarcare l’esistenza di tante addette al settore sia a voler in un certo qual modo spronare le altre donne a partecipare o semplicemente a continuare ad esistere.

Personalmente posso dire di non essere mai stata discriminata per genere, né di aver assistito ad episodi in cui mancassero di rispetto ad altre colleghe donne, ma quello che sì ho notato e continuo a notare, per quanto possa sembrare strano, è che continuiamo ad essere sempre molto meno numericamente rispetto agli uomini, quindi mi chiedo, sarà stata solo una coincidenza, una mia esperienza professionale, o è davvero così eclatante questa differenza?

Mi piacerebbe raccogliere esperienze di altre donne, di qualsiasi settore si occupino, ma ovviamente anche conoscere quelle degli uomini e poter così avere una panoramica più completa dello stato di fatto e confrontare altre esperienze con le mie per fare un’analisi più ampia e rappresentativa.




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