martedì 28 gennaio 2014

Da quando ho conosciuto questo bel "racconto", ogni volta che mi trovo a vedere un paesaggio degradato, qualcosa che non funziona come dovrebbe o qualcuno che certo non dà il buon esempio, mi ritrovo sempre a pensare a questa brillante teoria sociologica e penso ai benefici che tutti ne potremmo trarre se  davvero venisse applicata.

Vorrei davvero che questa storia avesse attenzione e diffusione, e che aiutasse le persone a pensare, insomma la vedo come terapeutica in una società che spesso non è come quella che avremmo voluto.

Questa teoria, che ha ispirato alcuni governatori ad una migliore gestione del territorio, penso che se applicata ad ogni piccola azione quotidiana possa fare la differenza, perché solo intervenendo sulla mentalità, si possono cambiare le cose, sarebbe davvero bello poterla mettere in pratica anche nel nostro quartiere o semplicemente nel nostro condominio e vedere se davvero può generare una reazione a catena di bene, rispetto per l’ambiente in cui viviamo, maggiore civiltà e regalare un senso di appagamento a chi, per aver contribuito anche con una sola goccia dell’oceano, ha potuto cambiare qualcosa.

Eccola qui di seguito:

Nel 1969 il Prof. Phillip Zimbardo dell’Università di Stanford (USA), ha condotto un esperimento in psicologia sociale. Ha lasciato due auto abbandonate sulla strada, due auto identiche, stessa marca, modello e colore.

Una l’ha lasciata nel Bronx, quartiere di New York, a quei tempi ancora più povero e conflittivo di oggi, e un’altra a Palo Alto, una zona ricca e tranquilla della California.

Due auto identiche abbandonate, due quartieri con popolazioni molto diverse, e un team di specialisti in psicologia sociale che studiano il comportamento delle persone in ogni luogo.

L'auto del Bronx ha cominciato ad essere vandalizzata in poche ore, hanno rubato qualsiasi oggetto riutilizzabile e distrutto tutto il resto, quella di Palo Alto è rimasta intatta.
Fin qui niente di nuovo, anzi è comune attribuire alla povertà le ragioni del crimine, posizione in cui coincidono i punti di vista ideologici di destra e di sinistra.

L'esperimento però non finì lì. Una settimana più tardi, quando la macchina del Bronx era totalmente distrutta e quella di Palo Alto impeccabile, i ricercatori ruppero il vetro di quest'ultima. Come risultato si scatenò lo stesso processo del Bronx: furti, violenza e vandalismo.

Perché un vetro rotto in macchina in un quartiere apparentemente "sicuro" scatena un processo delittuoso?

Non si tratta della povertà. È ovviamente una cosa che ha a che fare con la psicologia umana e le relazioni sociali. Qui viene la parte interessante: un finestrino rotto in una macchina abbandonata trasmette un senso di decadenza, d’indifferenza, disinteresse, che rompe i codici della convivenza civile. Trasmette come un senso di assenza di legalità, di norme, regole, qualcosa come "qui tutto è permesso". Ogni nuovo attacco subito dall'auto riafferma e moltiplica questa idea fino a diventare un’incontrollabile escalation, che porta alla violenza irrazionale.

In esperimenti successivi, (James Q. Wilson e George Kelling), hanno sviluppato la "teoria delle finestre rotte", la stessa, che da un punto di vista criminologico conclude che la criminalità è più alta nelle zone dove prevale l’abbandono, la sporcizia, il disordine, gli abusi.

Se si rompe il vetro di una finestra di un edificio e nessuno lo ripara, presto saranno rotti anche tutti gli altri. Se una comunità mostra segni di deterioramento e questo non sembra importare a nessuno, lì si genererà crimine.

Se si commettono errori di non eccessiva entità (parcheggio in luogo vietato, eccesso di velocità, passare col semaforo rosso), e questi non sono sanzionati, allora cominceranno errori sempre maggiori e quindi i crimini diventeranno sempre più gravi.

Se permettiamo che il comportamento violento sia parte normale dello sviluppo del bambino, il modello di sviluppo che avrà, sarà di maggiore violenza quando sarà adulto.

Se i parchi e altri spazi pubblici deteriorati sono progressivamente abbandonati dalla maggior parte delle persone (che smette di uscire dalle loro case per paura), i delinquenti occuperanno quegli spazi.

La teoria delle finestre rotte è stata applicata per la prima volta a metà degli anni '80 nella metropolitana di New York, a quei tempi la parte più pericolosa della città.

Si è iniziato a combattere i problemi dal piccolo al grande: graffiti, sporcizia, ubriachezza, evasione del pagamento del biglietto, piccoli furti e disordine. I risultati sono stati evidenti, la metropolitana si trasformò in un luogo sicuro.

Negli anni '90, Rudolph Giuliani, sulla base delle "finestre rotte" e della metropolitana, promosse la teoria della "tolleranza zero". La strategia era quella di creare una comunità pulita e ordinata, non permettendo violazioni della legge e delle regole della vita urbana. Il risultato pratico è stato il forte abbassamento di tutti gli indici di criminalità nella città di New York.

Si noti che il termine "tolleranza zero", anche se potrebbe suonare come una sorta di soluzione autoritaria e repressiva, ha come concetto principale la prevenzione e la promozione della sicurezza sociale. Non significa “linciare il colpevole." Il concetto non è approvare il giustizialismo o gli abusi di potere, dal momento che in realtà, la "tolleranza zero" si applica agli abusi delle autorità. Non è "tolleranza zero" contro la persona che commette il reato ma contro il crimine stesso.

Si tratta di creare una comunità ordinata, rispettosa delle leggi e dei codici di base della vita sociale umana.


È bello leggere questa teoria e nel frattempo diffonderla. La soluzione a questo problema apparentemente non c’è, ma come dice Juan Carlos Aiello, dottore in Strategia e Organizzazione aziendale, basta cominciare “col riparare le finestre di casa propria”, cercando di migliorare le abitudini della propria famiglia, evitando le ingiurie davanti ai nostri figli, decidendo di non mentire, siano anche bugie piccole, perché non vi è piccolo o grande, una bugia è una bugia e basta, dobbiamo accettare le conseguenze delle nostre azioni con coraggio e responsabilità, ma soprattutto dando una buona dose di educazione ai nostri figli.

Con questo speriamo di cominciare a cambiare qualcosa di quello che prima si sarebbe fatto male. Sognando che le generazioni future possano ripetere queste buone azioni domani, in modo che i figli dei nostri figli, o i loro nipoti un giorno possano vedere un nuovo Mondo, un Mondo senza finestre rotte.




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